La
Rocca di Sassocorvaro - uno degli esempi più affascinanti
dell'Architettura fortificatoria italiana - ubicata vicino
alla città di Pesaro, nella Regione delle Marche,
rappresenta la prima progettata in Italia per resistere
ai colpi delle bombarde o cannoni.
La Rocca fu fatta edificare per volere di Federico da
Montefeltro, il quale - dopo la battaglia del Cesano del
1463 - nell'intento di rendere più sicuri i confini
del Ducato predispose un piano di ristrutturazione delle
Rocche già esistenti e la costruzione di nuove
fortezze nei punti più strategici del Montefeltro.
Il Duca affidò il progetto all'architetto militare
Francesco di Giorgio Martini, che, memore dei cambiamenti
avvenuti nel campo delle fortificazioni in seguito all'invenzione
della polvere da sparo, giunse a postulare il principio
secondo cui, nell'ideare una fortezza, occorresse realizzare
un complesso difensivo idoneo ad offrire all'offesa una
superficie continuamente sfuggente grazie alla sua convessità
costantemente rivolta all'assalitore, da qualunque punto
provenisse l'attacco.
L'architetto
senese, quindi, realizzò la Rocca di Sassocorvaro
sopra una serie di strutture pre-esistenti tra cui un
massiccio torrione malatestiano che venne inserito nella
facciata del cortile ed utilizzò una forma circolare
che offriva, dal punto di vista dell'impatto, una buona
resistenza ai colpi frontali ed un'ottima capacità
di deviazione ai colpi obliqui.
Idea che si rivelò errata poiché la forma
non permetteva alle sentinelle una buona visuale ed aveva
addirittura dei coni d'ombra ove gli eventuali aggressori
potevano incunearsi.
A tale proposito, occorre dire che Francesco di Giorgio
Martini, a distanza di anni, dopo aver accumulato una
vasta esperienza di cantiere e di campo, giunse a sconsigliare
decisamente Mura curvilinee per realizzare le Mura perimetrali
di una Rocca, preferendo di gran lunga conformazioni segmentate
a lati rettilinei, cioè la forma romboidale o comunque
poligonale.
La Rocca Ubaldinesca, dunque, nell'epoca in cui fu costruita,
si rivelò un fallimento militare, ma proprio gli
stessi elementi per cui si dovette parlare di insuccesso,
fondano l'originalità della Rocca e ne fanno un
esempio unico e sublime di Architettura.
Tra gli elementi architettonici di maggior pregio si
possono ricordare: i soffitti a padiglione degli ambienti
quattrocenteschi, adoperati dall'architetto anche nelle
stanze del Palazzo Ducale di Urbino; la scala elicoidale,
detta " scala lumaca", che conduce dal pianterreno
al piona superiore, che il Martini realizzò in
forma molto simile anche per il Monastero di Santa Chiara;
il camino con fregio composto da nastri svolazzanti -
stemma di Federico da Montefeltro - che si trova in una
delle sale quattrocentesche della Rocca; la costruzione
per anelli sovrapposti.
La
Rocca di Sassocorvaro, prima ancora di essere voluta dal
Duca Federico come difesa del proprio territorio, fu pensata
e desiderata come residenza da Ottaviano degli Ubaldini:
su porte, camini e finestre, si vedono. ancor oggi, gli
stemmi degli Ubaldini insieme a quelli dei Montefeltro.
A partire dal 1510, la Rocca era diventata residenza
della famiglia Doria di Genova, che la completò
nella parte meridionale, quando Francesco di Giorgio Martini
era ormai scomparso da diversi anni.
Una volta divenuta proprietà dello Stato Pontificio,
Papa Alessanro VII, nel 1665, la concesse in enfiteusi
alla famiglia De Boni da Borgopace per poi passare a Monsignor
Giovanni Cristoforo Battelli, di origine sassocorvarese.
Tale costruzione mantiene in sé dei simboli esoterici
di notevole importanza, che sembra siano dovuti ad Ottaviano:
letterato, filosofo, astrologo, mago ed alchimista al
tempo stesso; il quale pretese dall'Architetto Martini
la costruzione di una Residenza che somigliasse sempre
di più ad una " Tartaruga", simbolo per
eccellenza dell'Alchimia!
E'
giusto ricordare che durante il corso della Seconda Guerra
Mondiale, la Rocca di Sassocorvaro è stata protagonista
di un'avventura molto particolare: a partire dall'8 settembre,
infatti, fino al giugno del 1940, divenne nascondiglio
sicuro per migliaia di capolavori dell'Arte Iraliana.
La più grande concentrazione di opere d'arte mai
vista venne nascosta e protetta dalla barbarie della guerra
per poi essere restituita alle Sedi di appartenenza.
Autore del salvataggio, fu un giovane funzionario dello
Stato, soprintendente di Urbino, Pasquale Rotondi, studioso
insigne chiamato al ruolo inedito di 007!
Laura Scafati