Inoltrandoci nel cuore della Trinacria, antico nome
dell’odierna Sicilia, è come se tornassimo
indietro nel tempo a gran velocità per ritrovarci
immersi nella cornice della meravigliosa Villa Imperiale
del Casale ( fig. 1 ) Quest’emozionante testimonianza
della magnificenza che regnava nell’isola ad opera
dei romani si trova nei pressi di Piazza Armerina. Tale
località è situata a circa trenta km da
Enna ad un’altitudine di ben 697 metri sul livello
del mare, sui monti Erei. In contrada Casale, che dista
cinque km dal centro abitato di Piazza Armerina, si
trova ubicato il sito archeologico di maggior pregio
che si conosca, per i suoi numerosi mosaici policromi
che sono giunti fino ad oggi in condizioni perfette.
Già nei primi del 1820, furono ritrovati fortuitamente
delle colonne e resti di mura, che destarono l’interesse
degli studiosi. A partire dalla seconda guerra mondiale
iniziarono i primi scavi ad opera dell’archeologo
Biagio Pace che riportarono alla luce i primi mosaici;
nella seconda metà degli anni cinquanta gli scavi
furono ripresi dall’archeologo Gino Vinicio Gentili,
il quale riportò alla luce la magnificenza della
villa. La Villa Romana del Casale risale al periodo
storico che va tra la fine del III e l’inizio
del IV secolo d.C. .Si sviluppa su una planimetria di
più di 3.500 mq ed al suo interno furono rinvenuti
oltre 40 pavimenti in mosaico, opera probabilmente di
maestranze nordafricane. In merito al suo proprietario,
sono state formulate varie ipotesi tra le quali che
fosse proprietà di un aristocratico romano, per
l’esattezza un console; a tutt’oggi la tesi
più accreditata sembrerebbe quella dell’appartenenza
della Villa a Massimiliano Erculeo che a seguito del
governo della tetrarchia che prevedeva la divisione
dell’impero romano in quattro parti, fu nominato
augusto da Diocleziano nel 286 con dominio nelle provincie
occidentali dell’Italia e dell’Africa. La
Villa Imperiale, si sviluppa in tre parti com’è
agevole notare dalla pianta topografica del sito (fig.2);
una prima parte residenziale, una seconda zona adibita
alla rappresentanza comprendente il triclinio ed infine
le terme. All’esterno della Villa è possibile
visitare l’antico impianto dell’acquedotto
che serviva per l’approvvigionamento dell’acqua
per le terme e le fontane. Per la salvaguardia delle
arti musive, il visitatore che volesse visitare l’incanto
e la suggestione di questi luoghi è tenuto ad
attraversare un percorso coperto ed obbligato. Lungo
il tragitto, si rimane stupefatti nell’osservare
con quanta abilità e cura si rincorrono i mosaici
che, come se si guardassero le sequenze di un film,
fanno rivivere scene di vita passata. Il mosaico senza
dubbio più famoso è quello raffigurante
le ragazze in bikini (fig. 3), dove è possibile
notare dieci fanciulle alle prese con attività
ginniche, ludiche con indosso il due pezzi: i Romani
furono quindi precursori di ben sedici secoli dell’attuale
bikini. Si rimane di certo affascinati nell’attraversare
l’ambulacro della caccia. E’ come se ci
si trovasse all’interno coinvolti in uno degli
spettacoli romani che si tenevano al Colosseo, con le
belve che venivano catturate per la gioia del popolo
romano e degli imperatori che organizzavano questi giochi
per fare sentire la loro onnipotenza. Ed ancora la celebre
sala della scena erotica che raffigura con estremo realismo
l’amplesso amoroso (fig. 4) tra un efebo ed una
fanciulla che nell’abbraccio perde il suo velo.
Sono inoltre notevoli le rappresentazioni Omeriche (
fig. 5 ) nonché le raffigurazioni di molteplici
animali reali, mitologici e di fantasia, la cui eleganza
richiama le splendide forme musive e l’ineguagliata
leggiadria artistica della Magna Grecia.
Flores
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FIG.1 |
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FIG.3 |
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