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IL " Giallo senza fine" di Via Veneto
Christa Wanninger


Suonò ancora il campanello, battè con il palmo della mano, malgrado tutto…la porta restava chiusa!
Alle sue spalle l'ascensore si fermò al piano; la ragazza istintivamente si voltò, il primo colpo di coltello le spaccò il cuore…..
O forse no: forse la ragazza uscì dall'ascensore, non ebbe neppure il tempo di chiuderne la porta; l'uomo era davanti a lei, che l'attendeva, le piantò il coltello nel petto.
O piuttosto Christa e l'uomo in blu si trattennero a parlare per qualche minuto sul pianerottolo, davanti alla porta chiusa di Gelda e….improvvisamente lui estrasse l'arma.
In ogni caso un classico giallo d'intrigo dove ci si chiede sempre:" CHI E' STATO?"
Sette, forse cinque minuti; tanti ne erano passati dal momento che la portiera di Via Emilia n.81, a Roma, aveva veduto entrare nell'androne quella " giovane tedesca bellissima"; non più di cinque minuti da quando la ragazza era entrata e quando, alcune persone, richiamate dalle sue urla strazianti, salite di corsa al quarto piano, incrociarono per le scale un giovane vestito di blu, con una mano in tasca, che si affrettava verso l'uscita.
Non più di cinque minuti, da quando la trovarono riversa fra la porta spalancata dell'ascensore e quella ostinatamente chiusa della porta dell'appartamento dell'amica, che - a sua volta - quando la polizia accorsa riuscì a farsi aprire, affermò con estrema calma che stava dormendo e non aveva sentito nulla.
Christa, morì, a soli 23 anni, in quel soleggiato pomeriggio del 2 maggio 1963!
Ben triste fine per una ragazza piena di gioia di vita come era lei! Giaceva sul pianerottolo " ridotta ad un povero corpo sanguinante, tempestato di coltellate"
Mentre Christa era morta, la polizia riuscì finalmente a farsi aprire da Gelda (anche lei 23enne, amica della vittima, ospite in quell'appartamento di un grossista di liquori), la quale non sembrò almeno apparentemente impressionata dall'accaduto.
Le autorità competenti, interrogarono il fidanzato della vittima, un trentatreenne fiorentino, rappresentante di tessuti, il quale dichiarò che aveva passato la notte insieme alla ragazza, che si era fermata fino alle quattro e mezza nella sua abitazione per poi riaccompagnarla verso le ore 10 nell'appartamento occupato da Christa in Via Sicilia.
I poliziotti, che da Gelda avevano saputo dei " recenti litigi", rimasero sorpresi quando " egli stesso" riferì che negli ultimi tempi i loro rapporti non erano dei più sereni, ma che, in ogni caso, ritornavano sempre insieme poiché l'amore e la passione non li faceva vivere separati.
I testimoni interrogati non riuscirono a dare notizie precise per chiarire il mistero insito in questo assassinio.
Proviamo un attimo a soffermarci sulla figura di Chista: chi era questa ragazza? Come era trascorsa la sua vita fino a quel momento?
Da alcune notizie riprese dai giornali dell'epoca, Christa era figlia di un commerciante all'ingrosso di Tabacchi, con tre sorelle e due fratelli.
Morta la mamma, va ad abitare da sola e si impiega in una Società cinematografica di Monaco. Lavorando saltuariamente. Anche, come modella.
Le sue più grandi passioni: il jazz e la fotografia.
Improvvisamente scompare da Monaco e vi ritorna dopo un primo soggiorno a Roma, per poi ripartire dopo un brevissimo soggiorno nella città tedesca.
Da alcune sue lettere inviate alla sorella, descrive la sua vita romana lamentandosi spesso del fatto che in Italia occorrevano molti soldi soprattutto per non sfigurare al confronto con altre ragazze; comunque, aggiungeva, gli amici erano gentili ed i corteggiatori numerosi ma corretti.
Mentre le indagini proseguono avviene un colpo di scena: Gelda - l'amica che dormiva mentre Christa veniva uccisa, dopo un interrogatorio durato 25 ore viene associata al carcere femminile ed accusata di " reticenza".
Di ipotesi all'epoca se ne fecero molte: uccisa da un sicario a pagamento? Implicata nella tratta delle bianche? Un giornale raccoglie una " indiscrezione dall'Austria": " sembra che la ragazza avesse fatto parte di un balletto che legava le girls con un contratto rigidissimo ed il fidanzato della giovane tedesca per scioglierlo dovette pagare un riscatto molto forte"
Un altro cronista rivela " una strana coincidenza" in più di un caso insoluto c'è stato sempre un uomo in blu, che viene avvistato sul luogo del delitto.
Il medesimo cronista costruisce poi una trama alquanto misteriosa:" Christa sarebbe tutt'altro che la brava ragazza che all'apparenza appariva, ma in realtà poteva essere una collaboratrice dell'Organizzazione viennese di Wisenthal per la caccia ai criminali nazisti, avrebbe mascherato pertanto l'uomo in blu, l'avrebbe ricattato e da questi sarebbe stata uccisa!"
Le ipotesi furono molte, ognuno tentava di fornire la propria spiegazione ad un delitto così efferato!
Frattanto, due mesi dopo, nel marzo 1964, un giovane aspirante pittore, tal Pierri di Pescara, da qualche tempo a Roma, telefona ad un quotidiano romano da una cabina situata in Piazza San Silvestro, affermando di essere " il fratello" dell'uomo in blu; pertanto, offre un'esclusiva per 5 milioni inerente la verità sul caso " Wanninger".
Trattenuto al microfono dal cronista quel tanto che basta per far accorrere i carabinieri, viene fermato e perquisito.
In tasca gli viene trovato un coltello a serramanico e durante la perquisizione effettuata presso il suo domicilio, viene alla luce " un abito blu" chiuso in un armadio.
Ma, furono, soprattutto, i quattro quaderni dattiloscritti a farlo ritenere il colpevole su misura!
Nei quaderni in questione, vennero trovati molti appunti che descrivano dei piani per uccidere varie donne; inoltre, emerge, con abbondanza di particolari, la perfetta descrizione dell'assassino di Christa ed, in una fase già avanzata di esplorazione, la descrizione di un paio di altri.
Queste due vittime designate erano indicate con nomi e cognomi alterati secondo un codice così poco criptico che sarebbe bastato un qualsiasi appassionato di enigmistica per decifrarli.
Infine, nel diario personale, Pierri aveva registrato di aver ucciso la Wanninger!
Naturalmente, interrogato dagli inquirenti comincia a ritrattare il tutto affermando che quanto aveva scritto era solo il frutto del materiale letto attraverso i giornali e che la telefonata al quotidiano era stata fatta al solo scopo di ritirare la ricompensa promessa a chiunque avesse fornito informazioni atte alla scoperta del fantomatico " uomo in blu"
Se la cavò con un'incriminazione per tentata truffa e ne venne fuori grazie ad una amnistia.
Sette anni dopo, un settimanale tedesco ricostruì il delitto di Via Emilia, puntando il dito accusatore proprio sul pittore in questione.
Passarono ancora tre anni ed un ufficiale dei Carabinieri, dimessosi dall'Arma proprio per indagare sul caso in questione, denunciò il pittore come omicida, asserendo di aver raccolto prove schiaccianti contro di lui.
Naturalmente, il Pierri rispose che quello non era un detective ma un visionario al quale dare poca importanza! Intervenne, a questo punto, il " destino" , che fece morire in un incidente stradale l'ufficiale in questione e dissolse le sue certezze.
Improvvisamente….ecco un colpo di scena: qualcuno scopre che l'ex ufficiale dei Carabinieri era stato nientedimeno l'addetto stampa del Generale Di Lorenzo e pertanto poteva essere a conoscenza di segreti di Stato!; venne alla luce, inoltre, che il nome di Christa Wanniger risultava in alcuni documenti acquisiti dalla Magistratura nel corso dell'attentato alla Banca dell'Agricoltura di Milano, nel dicembre 1969 e che l'Interpol aveva, a suo tempo, sospettato " gli amici di Christa" di traffico d'armi, di monete d'oro, di segreti industriali e di Stato.
Tuttavia, ben presto venne messo tutto a tacere!
Arriviamo così al 1976, Pierri viene, improvvisamente, arrestato a La Spezia e tradotto a Regina Coeli! Al processo, il suo avvocato difensore sostenne che la Giustizia avrebbe dovuto seguire altre piste…..che come al solito non furono mai battute!
Un movente, effettivamente, il Pubblico Ministero non riuscì a trovarglielo e pertanto, nel dicembre 1977, fu assolto per insufficienza di prove.
Nel 1985, il pittore viene riportato in Tribunale dove la Corte, dopo tre ore di camera di consiglio, sentenzia che " l'uomo in blu" è proprio lui ma poiché all'epoca aveva agito senza essere in grado di intendere né di volere, lo si rilascia libero e per la Giustizia la storia di Christa si considera ormai chiusa.
Pierri, naturalmente, ha sempre continuato a dichiararsi innocente affermando di aver trovato sulla propria strada " qualcosa di più grande di lui" ma nessuno ha voluto più riesaminare il suo caso ed il delitto di Via Emilia rimane una pagina insoluta nella cronaca nera italiana.
Qualcuno di voi lettori ha qualcosa da aggiungere??

 

 




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