Il
primo elemento da tenere presente poiché si è
ripetuto come un rituale in tutti gli omicidi del Mostro
è che a fare da sfondo alla sua macabra opera distruttiva
c'è stata sempre una notte di novilunio! Un notte
scura dove la luna è nera e non preannuncia cose
positive; è il momento adatto - secondo alcuni
manuali dell'Occulto - per realizzare rituali ed incantesimi
rivolti alla distruzione ed al danno.
Anche in questo fatale mercoledì, la notte è
buia e neppure un barlume di luce illumina la stradina
sterrata, nei pressi del Cimitero di Lastra, dove si ferma
l'auto, targata Ar 534442.
All' interno della stessa, si trovano Antonio Lo Bianco
e Barbara Locci, di 29 e 32 anni ciascuno.
I due, amanti da tempo, sono regolarmente coniugati; pertanto,
costretti- per " consumare il loro amore"- ad
appartarsi in luoghi poco trafficati dove nessuno possa
riconoscerli.
Barbara, ha un bambino, che porta sempre con sé
ed anche in questa occasione Natalino dorme sul sedile
posteriore della Giulietta.
Sarà proprio Natalino, svegliato da colpi di arma
da fuoco, a fare la triste scoperta: Antonio e Barbara
giacciono uccisi in una pozza di sangue.
Non è semplice immaginare le sensazioni che può
aver provato il bambino
.la cronaca riporta solo
che, in stato confusionale, raggiunge un'abitazione che
dista due chilometri dal luogo del delitto per ritrovarsi
a suonare alla porta di Francesco De Felice, un operaio
di Sant'Angelo a Lecore.
Un particolare, colpisce l'attenzione degli inquirenti:
malgrado il sentiero percorso da Natalino a piedi nudi
- poiché le sue scarpe erano rimaste all'interno
della Giulietta - fosse impervio e pieno di sassi, il
bambino, agli occhi dell'operaio che risponde alla sua
richiesta d'aiuto, non appare per nulla affaticato e
.
particolare ancora più strano; i calzini da lui
indossati risultano essere perfettamente puliti!
Il De Felice allerta immediatamente i carabinieri di zona
per poi tentare, insieme ad un suo vicino: Marcello Manetti,
di raggiungere il luogo del delitto;
ma debbono rinunciare nel loro intento a causa del buio
e delle difficoltà presentate dal terreno da percorrere.
I carabinieri, giunti sul posto, trovano Barbara Locci
seduta sul sedile anteriore sinistro, al posto di guida,
raggiunta da quattro colpi di pistola, uno dei quali le
ha colpito il cuore; è vestita sommariamente con
la gonna alzata fino all'inguine e tutta lordata di sangue!
Antonio Lo Bianco, seduto sul sedile anteriore destro,
con lo schienale ribaltato, è stato raggiunto da
quattro colpi di arma da fuoco mentre ha appena iniziato
a slacciarsi i pantaloni ; da questi particolari si deduce
che la coppia è stata massacrata prima ancora di
compiere il rapporto vero e proprio.
Da una prima ricostruzione dei fatti, sembra che i colpi
siano stati esplosi attraverso il finestrino anteriore
sinistro colpendo per primo l'uomo ed inseguito la donna
che stava sopra di lui.
Natalino, interrogato dagli inquirenti, dichiara di non
essersi accorto di nulla ma di essersi svegliato solo
al rumore degli spari.
Tale versione non sembra credibile agli occhi degli investigatori
proprio a causa dei particolari citati precedentemente;
sollecitato, quindi, a dire la verità, Natalino
ritratterà in seguito affermando che è stato
suo padre a portarlo a cavalcioni presso la casa colonica
dove si è presentato a chiedere aiuto.
Dopo varie ricerche, gli inquirenti accusano di questo
delitto il marito di Barbara Locci: Stefano Mele, un pastore
sardo, semianalfabeta, che ben presto confessa la sua
colpa malgrado offra una ricostruzione del fatto del tutto
imprecisa.
Stefano Mele, viene condannato per il duplice omicidio
e rimarrà in carcere fino al 1981.
In questo primo delitto, fa la comparsa la famosa berretta,
calibro 22, modello Longle Rifle, che sarà sempre
usata dal Mostro di Firenze per tutti gli otto omicidi
compiuti.
Stefano Mele, non fornirà mai una risposta precisa
in merito alla scomparsa della pistola usata per uccidere:
una volta afferma di averla gettata in un torrente per
poi dire di averla riconsegnata a colui che gliela aveva
data.
La ricerca dell'arma è vana malgrado i carabinieri
abbiano operato in varie direzioni!!!
L'inchiesta viene condotta da un giovane sostituto procuratore,
che diverrà famoso per aver creato il pool antimafia
di Palermo: Antonino Caponetto, il quale, purtroppo, non
riuscirà a fare completa chiarezza sull'accaduto.
Molti dubbi rimangono aperti fino al 1982 quando una segnalazione
anonima ricollegò la vicenda ai delitti del Mostro;
le indicazioni presentate furono talmente precise da convincere
molti esperti che probabilmente l'assassinio dei due amanti
altro non era che il primo omicidio commesso dal Mostro
di Firenze.
LAURA SCAFATI