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IL PRIMO DELITTO: Mercoledì 21 agosto 1968


Il primo elemento da tenere presente poiché si è ripetuto come un rituale in tutti gli omicidi del Mostro è che a fare da sfondo alla sua macabra opera distruttiva c'è stata sempre una notte di novilunio! Un notte scura dove la luna è nera e non preannuncia cose positive; è il momento adatto - secondo alcuni manuali dell'Occulto - per realizzare rituali ed incantesimi rivolti alla distruzione ed al danno.
Anche in questo fatale mercoledì, la notte è buia e neppure un barlume di luce illumina la stradina sterrata, nei pressi del Cimitero di Lastra, dove si ferma l'auto, targata Ar 534442.
All' interno della stessa, si trovano Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, di 29 e 32 anni ciascuno.
I due, amanti da tempo, sono regolarmente coniugati; pertanto, costretti- per " consumare il loro amore"- ad appartarsi in luoghi poco trafficati dove nessuno possa riconoscerli.
Barbara, ha un bambino, che porta sempre con sé ed anche in questa occasione Natalino dorme sul sedile posteriore della Giulietta.
Sarà proprio Natalino, svegliato da colpi di arma da fuoco, a fare la triste scoperta: Antonio e Barbara giacciono uccisi in una pozza di sangue.
Non è semplice immaginare le sensazioni che può aver provato il bambino….la cronaca riporta solo che, in stato confusionale, raggiunge un'abitazione che dista due chilometri dal luogo del delitto per ritrovarsi a suonare alla porta di Francesco De Felice, un operaio di Sant'Angelo a Lecore.
Un particolare, colpisce l'attenzione degli inquirenti: malgrado il sentiero percorso da Natalino a piedi nudi - poiché le sue scarpe erano rimaste all'interno della Giulietta - fosse impervio e pieno di sassi, il bambino, agli occhi dell'operaio che risponde alla sua richiesta d'aiuto, non appare per nulla affaticato e……. particolare ancora più strano; i calzini da lui indossati risultano essere perfettamente puliti!
Il De Felice allerta immediatamente i carabinieri di zona per poi tentare, insieme ad un suo vicino: Marcello Manetti, di raggiungere il luogo del delitto;
ma debbono rinunciare nel loro intento a causa del buio e delle difficoltà presentate dal terreno da percorrere.
I carabinieri, giunti sul posto, trovano Barbara Locci seduta sul sedile anteriore sinistro, al posto di guida, raggiunta da quattro colpi di pistola, uno dei quali le ha colpito il cuore; è vestita sommariamente con la gonna alzata fino all'inguine e tutta lordata di sangue!
Antonio Lo Bianco, seduto sul sedile anteriore destro, con lo schienale ribaltato, è stato raggiunto da quattro colpi di arma da fuoco mentre ha appena iniziato a slacciarsi i pantaloni ; da questi particolari si deduce che la coppia è stata massacrata prima ancora di compiere il rapporto vero e proprio.
Da una prima ricostruzione dei fatti, sembra che i colpi siano stati esplosi attraverso il finestrino anteriore sinistro colpendo per primo l'uomo ed inseguito la donna che stava sopra di lui.
Natalino, interrogato dagli inquirenti, dichiara di non essersi accorto di nulla ma di essersi svegliato solo al rumore degli spari.
Tale versione non sembra credibile agli occhi degli investigatori proprio a causa dei particolari citati precedentemente; sollecitato, quindi, a dire la verità, Natalino ritratterà in seguito affermando che è stato suo padre a portarlo a cavalcioni presso la casa colonica dove si è presentato a chiedere aiuto.
Dopo varie ricerche, gli inquirenti accusano di questo delitto il marito di Barbara Locci: Stefano Mele, un pastore sardo, semianalfabeta, che ben presto confessa la sua colpa malgrado offra una ricostruzione del fatto del tutto imprecisa.
Stefano Mele, viene condannato per il duplice omicidio e rimarrà in carcere fino al 1981.
In questo primo delitto, fa la comparsa la famosa berretta, calibro 22, modello Longle Rifle, che sarà sempre usata dal Mostro di Firenze per tutti gli otto omicidi compiuti.
Stefano Mele, non fornirà mai una risposta precisa in merito alla scomparsa della pistola usata per uccidere: una volta afferma di averla gettata in un torrente per poi dire di averla riconsegnata a colui che gliela aveva data.
La ricerca dell'arma è vana malgrado i carabinieri abbiano operato in varie direzioni!!!
L'inchiesta viene condotta da un giovane sostituto procuratore, che diverrà famoso per aver creato il pool antimafia di Palermo: Antonino Caponetto, il quale, purtroppo, non riuscirà a fare completa chiarezza sull'accaduto.
Molti dubbi rimangono aperti fino al 1982 quando una segnalazione anonima ricollegò la vicenda ai delitti del Mostro; le indicazioni presentate furono talmente precise da convincere molti esperti che probabilmente l'assassinio dei due amanti altro non era che il primo omicidio commesso dal Mostro di Firenze.

LAURA SCAFATI



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