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QUINTO DELITTO: Sabato 19 giugno 1982


Ci troviamo, ancora una volta, in un sabato afoso di prima estate; una notte di novilunio, che ripropone alla memoria immagini terrificanti di una scia di sangue senza fine.
Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, rispettivamente di 22 e 19 anni, si amano alla follia tanto da essere considerati, da coloro che li frequentano, come inseparabili!
La notte fatidica per loro, decidono di passare alcuni momenti insieme, lontano dagli sguardi curiosi, in una piazzola sita in località Baccaiano, a due passi dalla provinciale Via Nuova Virgilio.
La strada è abbastanza trafficata tanto da renderli fiduciosi nella loro pur sempre prudenza.
Mentre sono fermi a parlare, passa vicino a loro una Seat 127 con a bordo una coppia di amici che li invita a stare in guardia poiché esiste il pericolo che il Mostro possa colpire ancora soprattutto in una notte così buia ma i due giovani si sentono sicuri del posto così trafficato.
Paolo ed Antonella, a differenza delle altre coppie, riescono a portare a termine il loro rapporto e mentre si stanno rivestendo, l'assassino balzato fuori dal nulla spara, come sempre prima al ragazzo colpendolo in modo superficiale alla spalla sinistra mentre il giovane, compresa la gravità della situazione, sta mettendo in moto la macchina per fuggire via.
Il Mostro, con una caparbietà che dimostrerà in ogni delitto perpetrato, non si arrende! Continua a sparare per raggiungere con un colpo preciso il cuore di Antonella che muore all'istante.
La Seat parte a forte velocità, con il freno a mano ancora inserito, raggiunge la strada ma non riesce a fermarsi, finendo con le ruote posteriori nel fossato, dall'altra parte della carreggiata; nell'urto si blocca lo sportello di guida e Paolo terrorizzato si trova completamente in balia dell'assassino che agisce ancora una volta con una freddezza che ha dell'incredibile!
Si para, infatti, davanti alla macchina e mira, colpendoli, i fari accesi per evitare che la loro luce gli illumini il volto….poi si avvicina lentamente al Mainardi che colpisce alla nuca per scaricare tutto il caricatore nel cadavere di Antonella.
A questo punto è costretto a fuggire senza poter procedere ai soliti macabri riti sulla vittima di sesso femminile.
La sua rabbia è totale, il suo odio verso colui che ribellandosi gli ha impedito di portare a termine l'opera è totale…..con un gesto estremo di sfida stacca le chiavi dal quadro della Seat e le getta lontano.
Queste chiavi, saranno ritrovate dagli inquirenti fra i cespugli del luogo del delitto senza che nessuno comprenda la potenzialità che contenevano per la risoluzione dei casi del Mostro di Firenze
Questo reperto viene, infatti, passato di mano in mano, inquinando in tale maniera delle impronte preziose, senza che a qualcuno venga in mente di sigillarlo in una busta chiusa per poterlo fare esaminare dagli esperti; e la cosa, signori miei, mi sembra alquanto strana poiché gli investigatori che indagavano al caso erano persone intelligenti e professionalmente preparate…sono passati gli anni ma, ancora, nessuno fornisce risposte esaurienti per tutti gli errori commessi nel seguire le varie piste.
Il delitto viene scoperto quasi subito mentre Paolo è ancora in vita; morirà alle ore otto di domenica mattina senza aver mai ripreso conoscenza.
Gli inquirenti decidono di far credere che il giovane prima di morire abbia rivelato alcuni particolari, legati al misterioso assassino, al proprio padre.
E…..come da copione….arriva la solita telefonata da parte di una voce educata e senza inflessioni dialettali che chiede al padre del ragazzo notizie relative a quanto affermato dal moribondo e se, soprattutto, Paolo abbia riconosciuto il proprio carnefice: chi era al telefono??? Come mai nessuno riesce a smascherare questo interlocutore misterioso che riappare sempre in ogni delitto del Mostro?
In questo quinto delitto appare per la prima volta un testimone oculare che dichiara di aver visto, un'ora e mezza prima che venisse compiuto il delitto, avanzare, direzione Baccaiano, una macchina, che procedeva lentamente come se fosse in perlustrazione.
Sempre secondo questo testimone la macchina apparteneva alla Polizia con una sola persona a bordo, vestita di celeste chiaro, stesso colore della divisa dei poliziotti.
Testimonianza interessante ed inquietante nel contempo che lascia spazio a molti interrogativi…malgrado gli inquirenti dell'epoca preferirono lasciarla cadere nel dimenticatoio.
Poniamo il caso che a bordo della macchina della Polizia ci fosse stato il Mostro di Firenze, travestito da poliziotto, questo renderebbe più facile comprendere la facilità che ha sempre avuto nell'avvicinarsi alle auto ferme in posti isolati, senza far insorgere timori da parte degli occupanti.
Tuttavia, prendendo per vera tale testimonianza, dovremmo chiederci in che modo il Mostro poteva entrare in possesso di una macchina assegnata al Corpo di Polizia!
Come vedete intorno alla vicenda ed agli assassini perpetrati da questo terribile Serial Killer ci sono dubbi ed interrogativi mai risolti negli anni e che sinceramente danno molto da pensare!!!

LAURA SCAFATI



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