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IL NUOVO PROCESSO DI PACCIANI


Il nuovo processo di appello si apre il 29 gennaio 1996 e alcuni giorni prima, quando si profila la possibilità che l'avvocato Nino Marazzita del Foro di Roma, affianchi i legali storici di Pacciani: Rosario Bevacqua e Pietro Fioravanti, il procuratore capo di Firenze, Piero Luigi Vigna partecipa ad una Conferenza Stampa nella quale parla di " manovre delegittimanti"!
Vigna dichiara che " In effetti abbiamo notato che certi esposti o denunce pervenute a questo ufficio contro varie persone, nell'approssimarsi del giudizio d'appello su Pacciani, si sono poi manifestate infondate. Si è avuta l'impressione, al di là di' quello che sarà il giudizio della corte d'assise d'appello, di manovre dirette a prospettare infondatamente la responsabilità di persone diverse da Pacciani. Ciò che adesso è in corso di valutazione è se queste iniziative siano state fatte per delegittimare la procura di Firenze". In questo caso penso sarebbe da pensare che la delegittimazione sia da mettere in relazione a indagini diverse da quelle che riguardano Pacciani.- un riferimento che sembra rivolto alla più delicata delle inchieste in corso a Firenze, quella su esecutori e mandanti delle stragi di mafia del 1993".
Sibillino davvero il procuratore Vigna! Provando a leggere tra le righe del testo si potrebbero azzardare delle ipotesi: la Procura di Firenze teme che il Pacciani venga assolto? Forse il procuratore sta lanciando un grido di allarme? Per quale motivo legare tra loro due inchieste che non hanno nulla in comune? Che significato dare al verbo " delegittimare"?
A procuratore Vigna risponde il rappresentate dell'accusa nel processo d'appello, il sostituto procuratore generale Piero Tony, il quale dopo aver demolito in appena mezz'ora di requisitoria il castello di accuse contro il Pacciani che la procura di Firenze aveva messo insieme dopo 5 anni di indagini, dichiara;" Di fronte ai possibili veleni e strumentalizzazioni che prevedo (Si è arrivati a scrivere che un'eventuale assoluzione sarebbe una delegittimazione della procura fiorentina), chi vi parla lo fa con profondo malessere e disagio, ma anche con forza e con orgoglio, perché il suo obiettivo è la difesa della legalità".
Ed ancora ;" Poiché il pubblico ministero in aula è del tutto libero, non deve difendere l'accusa a tutti i costi, ma la legalità. Il Pm è innanzitutto un tutore della legalità, almeno per ora. Perché è si una parte processuale. ma una parte pubblica e come tale non deve essere obbligato a perseguire un esito punitivo. Non me ne vogliano le parti civili se le mie richieste confliggono con la loro linea. E non me ne voglia il valoroso collega Canessa, che in primo grado ha sostenuto l'accusa con grande professionalità: lui doveva fare i conti con le indagini, io con la sentenza di primo grado".
Bisogna dare atto al sostituto procuratore generale di aver agito in modo del tutto obiettivo, smontando con pazienza certosina ogni prova presentata a carico di Pietro Pacciani a partire dai già citati blocchi da disegno ed il portasapone che non risultano di proprietà dei due tedeschi.
L'asta guidamolla della Beretta 22 inviata da un anonimo: chi può dimostrare che sia una parte della pistola del mostro poiché quest'ultima non è stata mai trovata?
Pacciani altro che uomo dotato di una sessualità repressa! La sua persona è ben nota alla Magistratura come appartenente ad un padre incestuoso, un guardone, un libidinoso!
Il proiettile trovato nell'orto di Pacciani? Nessuna perizia ha dimostrato che tale proiettile sia stato incamerato nella tristemente famosa calibro 22!
Anzi a proposito di tale proiettile, Piero Tony chiede un'ulteriore perizia e se la Corte darà parere negativo in proposito, allora è necessario rimettere in libertà Pietro Pacciani!
A tale richiesta risponde in modo durissimo il Vigna:" Frammentare gli indizi, sostenere che quello che dice un pentito è vero e che la somma dei pentiti è zero, è una cosa che sono soliti fare gli avvocati nei processi contro i mafiosi, ma è un procedimento ricostruttivo sbagliato. (…) Meno male che ci accusano di avere dei teoremi, perché i teoremi sono cose intelligenti, li formulavano persone del calibro di Pitagora: le indagini a 360 gradi, invece, si fanno quando non si ha nulla tra le mani".
La Corte d'Appello di Firenze assolve con formula piena Piero Pacciani…..il Mostro di Firenze non è lui!
Se il presunto quadro di Pacciani era stato "un manrovescio" per il Pm Canessa, la motivazione della sentenza, resa nota il 2 maggio 1996 e giudicata dai massimi esperti di diritto di un rigore ineccepibile, rappresenta una figuraccia di dimensioni colossali per gli inquirenti e gli investigatori dei delitti di Firenze.
Eccone alcuni passi, tratti, per motivi di sintesi, dai resoconti dell'Ansa, una delle poche fonti d'informazione che si sia dimostrata assolutamente corretta in ogni fase dell'inchiesta:

Applicabilità del concetto di "tipo d'autore": "nessuno può essere indiziato per corrispondenza al modello. Comunque, anche se si dovesse percorrere questo iter motivazionale, tra le caratteristiche di Pacciani e quelle del cosiddetto mostro si perviene a un risultato che non è affatto di corrispondenza, né di compatibilità". Comunque il problema essenziale non è stabilire se Pacciani sia compatibile con il tipo di autore, ma se sia autore dei fatti che gli sono contestati sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti".
Blocco da disegno: "lungo e impervio è il cammino che dovrebbe portare a ritenere il blocco appartenuto a Meyer sottratto da Pacciani dal furgone dopo l'omicidio: talmente impervio da arrestarsi molto prima della conclusione cercata". Il giudice parla della memoria della commessa del negozio tedesco, "energicamente stimolata dall'esterno" di "illogicità" e, dopo un'attenta analisi di testimonianze e perizie, conclude che può darsi, con molte riserve, che il blocco sia stato acquistato in quel negozio di Osnabruck, "ma nulla consente di collegare il blocco a Meyer e, quindi, al delitto".

Proiettile: su questo punto il giudice è molto severo, tanto da mettere in dubbio la procedura di ritrovamento. "Non si intende riconoscere fondamento a un'ipotesi di frode processuale e non perché si riponga affidamento aprioristico sulla correttezza degli ufficiali di polizia giudiziaria, ma semplicemente perché non sono emersi dal processo elementi obiettivi a sostegno". Ma andando a rileggere il verbale del 29 aprile, quando alle 17.45, il capo della Sam, Ruggero Perugini, notò uno "scintillio metallico" provenire da terra, il giudice rivela "tanti punti oscuri" in questa ricostruzione. Perché si ruppe, tra i tanti, "proprio e soltanto quel paletto nel cui foro sarebbe stata trovata la cartuccia?". Da cosa scaturì lo scintillio metallico visto che erano le 17.45 di un pomeriggio di aprile piovoso e la cartuccia era "imbozzollata" da un grumo di terra? Una polizia giudiziaria "disonesta, ma accorta", scrive il giudice,
"avrebbe collocato la cartuccia proprio lì dove è stata trovata". Comunque ci sono "ampie zone d'ombra" sulle circostanze del rinvenimento e questo si traduce "in dubbi sulla genuinità dell'elemento di prova". Ma anche l'indagine tecnica sulla cartuccia non ha convinto la corte. "D'altra parte il solo rinvenimento di una cartuccia è di per sé un indizio talmente labile da rasentare l'inconsistenza".

Complici: la procura ha avuto "un netto orientamento per l'autore unico", ma niente vieta che possa cambiare "radicalmente impostazione". Fino a quando, però, "una nuova situazione processuale non si sarà verificata, appare arbitrario e ai limiti del paradosso affermare da parte del giudice la presenza di correi per sostenere surrettiziamente l'impostazione accusatoria contro Pacciani tutte le volte che le risultanze portano in una direzione diversa".

Laura Scafati

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