Dopo
anni di inutile ricerca, finalmente fu creata, dalla Polizia
di Stato, una squadra antimostro capitanata da Ruggero
Perugini, che specializzatosi presso l'Università
dell'FBI di Quantico, era ritenuto un investigatore dal
fiuto sottilissimo.
Perugini prende al suo fianco i sostituti procuratori:
Piero Luigi Vigna e Paolo Canessa.
I tre, purtroppo, non riescono a scavare a fondo nella
patologia del Mostro di Firenze e cominciano a "
brancolare nel buio" senza dare troppa importanza
all'identikit tracciato dai periti, chiamati in causa
dallo stesso Vigna.
Dopo una serie di indagini credono di individuare in Pietro
Pacciani il personaggio più adatto ad impersonare
la figura del maniaco più ricercato d'Italia.
Chi era Pietro Pacciani? Un contadino con alle spalle
un omicidio compiuto molti anni prima ed una condanna
passata in giudicato, finita di scontare nel 1966.
Nel 1951, il Pacciani uccise Severino Bonini suo rivale
in amore, colto sul fatto con la sua fidanzata di allora,
Miranda Bugli.
Delitto passionale dunque ma aggravato dal comportamento
tenuto dallo stesso Pacciani subito dopo il fatto; violenta
la sua bella accanto al cadavere ancora caldo della sua
vittima!
E' uno che ha fatto dentro e fuori di galera, prima per
l'omicidio in questione e poi per l'accusa di aver stuprato
le sue figlie, che hanno oltre tutto problemi di instabilità
psichica.
Non dimentichiamoci, inoltre, che Pietro ha l'età
giusta per aver commesso tutti gli otto duplici omicidi
del mostro.
Il suo aspetto di uomo rude, violento, ignorante ma non
furbo, conoscitore dei viottoli più bui della macchia
intorno a Firenze, dotato di una sessualità molto
accesa ne fanno il capo espiatorio ideale!
Qualcuno che conosce bene il Pacciani, nel 1985 invia
agli inquirenti nei giorni immediatamente successivi all'ultimo
massacro, una lettera anonima che lo descrive come un
uomo violento che tiene sotto sequestro moglie e figlie
in una continua situazione di assoggettamento.
Contro di lui ci sono poi le chiacchiere dei suoi compaesani
di Mercatale che lo dipingono come un iroso poco incline
agli sfottò, con pochissimi amici e soprannominato
" Vampa" proprio per il fatto che avvampa e
va su tutte le furie per un nonnulla; lo descrivono come
un imbalsamatore di piccoli animali e quindi capace di
usare bisturi e coltelli.
A questo si aggiunge la testimonianza di un certo Petroni
che dichiara che il Pacciani è in possesso di una
pistola; un' arma che nessuno ha mai trovato o visto.
Il 7 giugno del 1990, il capo della SAM ottiene un mandato
di perquisizione per tutte le abitazioni del Pacciani
e malgrado non sia trovato nulla di compromettente, ormai
il suo nome è nella lista nera dei sospettati come
quello dei più papabili! Questa persecuzione va
avanti negli anni mentre, è bene ripeterlo, il
vero Mostro gira indisturbato nel mondo.
Durante i vari interrogatori ai quali viene sottoposto,
Pacciani cade spesso in contraddizione: è un uomo
che ha paura della legge poiché ha già trascorso
17 anni in galera! Il suo atteggiamento contribuisce a
far crescere i sospetti degli inquirenti che lo considerano
sempre di più colpevole degli orrendi delitti.
Malgrado tutto, gli investigatori non riescono a trovare
nulla di compromettente ed allora la Sam capitanata da
Perugini inizia ad approfondire una pista molto interessante
sotto il profilo psicoanalitico ma che nulla ha a che
fare con un'indagine che presenti almeno un minimo di
credibilità.
Si ripesca una storia vecchia, già emersa durante
la prima perquisizione, quando i detectives fiorentini
notarono, appesi alle pareti di casa Pacciani, due poster
che raffiguravano " la Primavera" del Botticelli
e l'ormai famoso quadro del " Generale morte",
ribattezzato dallo stesso Pacciani:" Sogno di fantascienza".
Nella Primavera è ritratta Flora, una bellissima
fanciulla con il seno sinistro scoperto e le labbra socchiuse
dai quali escono dei fiori; tale immagine rievoca in parte
la povera Carmela Di Nuccio, uccisa dal maniaco nel 1981
che, quando fu ritrovata, aveva una collana tra i denti!
Ma è soprattutto il secondo quadro che interessa
molto!
Un quadro veramente orrendo e metafisico dove spicca una
figura bruttissima, vestita da militare con il sesso femminile,
le zampe da asino calzate con scarpe da tennis, che brandisce
una sciabola.
A tale figura si aggiunge un animale simile al toro con
le corna a forma di cetra, una mummia, delle stelle, un
wc e una chiave da violino.
Il quadro è a firma di Pacciani e diventerà
negli anni un vero esercizio intellettuale per gli psichiatri
ed un fortissimo elemento indiziario contro il contadino.
Tuttavia questi elementi, secondo il mio parere, non ne
fanno un Mostro e qualsiasi investigatore si sarebbe limitato
ad inserirlo nella lista dei possibili colpevoli mentre
avrebbe ampliato le indagini su larga scala.
Purtroppo per il Pacciani non avviene così e l'11
luglio 1990 viene nuovamente interrogato da Vigna alla
presenza di Perugini per contestargli testimonianze che
parlano di armi in suo possesso; dei quadri ecc.
Il contadino disconosce la paternità del quadro
in questione e si trincera dietro una fila di " non
so", " non ricordo": il 24 ottobre 1991
finisce rinviato a giudizio per porto d'armi ed ufficialmente
indagato come serial killer! Uscirà dal carcere
il 6 dicembre dello stesso anno.
Il 27 dello stesso mese scatta la seconda maxiperquisizione
contro di lui, che lo porterà sul banco degli imputati!
Nessuno, ancora oggi, conosce le prove acquisite dagli
inquirenti per avvalorare tanto accanimento verso il contadino
di Mercatale!
Per incolparlo di tutti i massacri bastò una piccolissima
scintilla percepita da uno degli investigatori ; proviene
dall'interno di un paletto di cemento, di quelli che si
usano per sostenere i tralci di viti, situati nell'orto
della casa di Via Sonnino, abitata all'epoca dalle figlie
ed adiacenti alla casa dello stesso Pacciani.
Infatti, fu ritrovato, all'interno del paletto, un miracoloso
proiettile esploso dalla famosa calibro 22, che, tuttavia
affidato gli esami della polizia scientifica disse ben
poco poiché l'unica certezza consisteva nel fatto
che si trattava di un proiettile simile a quello usato
dal Mostro!
L'unica cosa strana che salta agli occhi è il motivo
per il quale il Pacciani avrebbe dovuto nascondere tale
proiettile proprio in quel posto e soprattutto quando
lo avrebbe fatto!
La perizia, infatti, che analizzò il terriccio
attorno alla carica del proiettile, afferma che era stato
nascosto da non più di cinque anni mentre lo stesso
Pacciani si trovava in galera, la situazione ha veramente
dell' ìncredibile!
A proposito della famosa Berretta mai ritrovata, il 25
maggio del 1992, diciassette giorni dopo la fine della
seconda maxiperquisizione, ai carabinieri di San Casciano
di Val di Pesa giunge un plico contenente un pezzo di
ferro accompagnato da una missiva che dice testualmente:"
<<Questo è un pezzo della pistola del mostro
di Firenze e sta sulla Nazione, c'era la fotografia. Stava
in un barattolo di vetro stiantato (qualcuno lo ha trovato
prima di me). Sotto un albero a Crespello-Luiano - e'
si vede il tabbenacolo della Vergine. Il Pacciani andava
lì e lavorava alla fattoria. Anche la moglie e
la figlia grande passeggiavano lì e' sono grulle
e' fanno tutto quello 'e lui gli comanda. Se no ne toccano.
Il Pacciani è un diavolo e incanta i bischeri alla
tv. Ma noi lo si conosce bene e lo avete conosciuto anche
voi. Punitelo e Dio vi benedirà perché un'è
un omo, è una berva. Grazie>>
Incredibile, vero? L'aiuto è come se venisse dal
cielo! Ancora più singolare il fatto che il pezzo
di straccio che avvolge la parte dell'arma inviata risulta
strappato da una vecchia federa regalata alla figlia del
Pacciani da una sua vecchia datrice di lavoro; particolare
del tutto ignorato all'epoca dei fatti.
Le perquisizioni non sono finite e il 2 giugno 1992 i
carabinieri di San Casciano fanno irruzione nel garage
di Pacciani, sito in Piazza del Popolo 6 e fra le tante
cose di poca importanza rinvengono un bloc -notes di fogli
da disegno con copertina di colore rosso, di provenienza
straniera, probabilmente tedesca da come risulta dalla
scritta Skizzen, contenente all'interno degli appunti
scritti dal contadino il 10 settembre 1980; inoltre un
piccolo dizionario tascabile italiano - tedesco e un set
di cartoline illustrate con paesaggi della Germania.
Il 13 giugno avviene una nuova perquisizione e tra le
altre cose, vengono rinvenute: due giacche da uomo con
etichette in lingua tedesca; sette matite da disegno Staedler;
una penna biro Gunner; dieci cartoline raffiguranti vedute
di Amsterdam; due rasoi elettrici Braun.
Naturalmente la provenienza tedesca di tutti gli oggetti
colpì molto l'immaginazione degli inquirenti che
arrivarono subito a pensare a Uwe Rush e Horst Meyer,
uccisi nel 1983 a Galluzzo vicino a Scandicci.
Insolito è il fatto che durante le altre due perquisizioni
tutti questi reperti non furono sequestrati! E' ovvio
che pochi giorni dopo, il 21 giugno, accompagnato da questi
preziosissimi elementi di prova il capo della Sam Perugini
voli in Germania per accertare che alcuni di questi elementi
siano appartenuti ad una o ad entrambe le vittime tedesche
del maniaco.
Pacciani avrebbe avuto la facoltà di inviare al
seguito di Perugini un suo legale ma il viaggio sarebbe
costato una diecina di milioni che lui non aveva o non
voleva spendere e quindi perse un'occasione per tutelare
la sua persona.
Il risultato delle indagini in territorio tedesco non
fu quello che Perugini si aspettava: Heidernaie Meyer
dichiara che suo fratello Horst disegnava abitualmente
su blocchi marca Brunnen e che era solito acquistare il
materiale in due negozi di Osnabruck.
I detectives si recano presso questi magazzini e scoprono
che il Farbenkiste, non aveva mai venduto quel tipo particolare
di blocchi mentre all' Heinzrnann dove fu richiesto alle
commesse di riconoscere le cifre scritte a matita sul
retro del blocco stesso, relative al prezzo ed al numero
di codice del prodotto e da una perizia effettuata si
riscontrò la compatibilità delle grafie
delle due commesse con le cifre scritte sul retro del
blocco; tale connessione stabilì che quel blocco
poteva essere stato venduto nel negozio ma sicuramente
non identificava la persona alla quale era stato venduto.
Una cosa appare evidente rileggendo la cronaca di quei
giorni; sui fogli di quel blocco - da come appare dai
verbali di sequestro - compaiono degli appunti scritti
da Pacciani che portano date relative al 1980 e al 1981;
il delitto dei due turisti tedeschi avvenne nel 1983
pertanto
come avrebbe fatto il Pacciani, se avesse sottratto quei
blocchi dal camper, a scriverci sopra appunti relativi
agli anni precedenti? Semplice, rispondono gli inquirenti,
Pacciani ha scritto quegli appunti retrodatati per depistare
le indagini! Ma non sarebbe stato più semplice
disfarsi del blocco? Senza contare che tale prova viene
scoperta a due anni di distanza dalla prima perquisizione.
Perugini mostra ancora al padre ed alla sorella di Host
Meyer un portasapone rosa pallido con la scritta Deis
ma i parenti della vittima non sanno con precisione se
tale oggetto fosse appartenuto al loro congiunto!
Laura Scafati
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