Il 25 luglio 1976 l'Orbiter del Viking 1 sta riprendendo
la superficie di Marte per cercare un posto di atterraggio
adatto per il lander del Viking 2.
In un'immagine ripresa a 41°N
e 10°W nella regione denominata Cydonia Mensae compare
qualcosa che sembra una collina a forma di "faccia"
più o meno umana del diametro di circa 1,5 km (fig.
1) e di altre strutture lineari e regolari alcune delle
quali sembrano "costruzioni" di forma piramidale
(fig. 2), la sonda si trovava ad una distanza di 1800
km, la risoluzione era di 45 metri/pixel.
fig.
1
fig
2
La NASA non pubblicizzò affatto la scoperta, e
solo nel 1979, due ingegneri americani Vincent Di Pietro
e Gregory Molenar, del Mars Research Center di Glenn Dale
nel Maryland, dopo un lungo e dettagliato studio annunciano
la sensazionale scoperta.
L'ente spaziale americano smentì sin dall'inizio
che la formazione potesse avere una qualche origine artificiale
dichiarando che la struttura del volto umano non esiste
o, per meglio dire, che la fisionomia del fantomatico
volto sarebbe il risultato d'ingannevoli giochi di luci
ed ombre facilitati dalla scarsa risoluzione delle immagini
fornite dal Viking 1 e che quindi non sarebbe altro che
una normale formazione geologica e non la realizzazione
di esseri intelligenti.
Secondo gli esperti, infatti, solo la bassa risoluzione
della strumentazione del Viking 1 e le particolari condizione
di illuminazione avevano creato una figura così
affascinante.
Ad avvalorare invece la tesi dei due studiosi americani
sull'origine artificiale del volto c'è il fatto
che il risultato delle analisi effettuate sull'immagine
(fotogramma n. 35A72) sono riscontrabili anche in un'altra
immagine (fotogramma n. 70A13) inviata 35 giorni dopo
sempre dal Viking 1 in condizioni di ripresa molto differenti,
dall'angolo della macchina da ripresa, all'angolo di incidenza
della luce solare sulla superficie del pianeta, all'altitudine
della navicella spaziale, all'angolo d'inclinazione dell'orbita
del pianeta.
Questo sta' a significare che non poteva trattarsi di
un effetto ottico dovuto ad un particolare angolo di incidenza
della luce solare sui rilievi del suolo.
Il 4 aprile 1998 il Mars Global Surveyor (MGS) è
riuscito a riprendere una immagine ad alta risoluzione
della "faccia" (fig. 3), la sonda si trovava
ad una distanza di 444 km e la risoluzione era di 4,3
metri/pixel, dieci volte maggiore delle immagini del Viking
1, il 14 aprile vengono riprese anche le piramidi in prossimità
della "faccia".
fig.
3
fig.
4
Dopo la ricezione delle immagini ad alta
risoluzione trasmesse dal MGS, secondo la NASA, la faccia
si è rivelata finalmente e senza dubbio per quello
che effettivamente sarebbe, non una costruzione artificiale
ma una collina erosa dal vento e dall'acqua che anticamente
scorreva su Marte.
I dubbi comunque rimangono, la formazione evidenziata
nel particolare (fig. 4) potrebbe anche essere spiegata
geologicamente, sebbene la simmetria della piattaforma,
la precisione del bordo e i tratti lineari della sommità
del capo siano impressionanti.
Ricercatori come Richard Hoagland, già consulente
della NASA, Tom Van Flandern, dottore di Astronomia all'Università
di Yale ed ex responsabile del ramo di meccanica celeste
presso l'Osservatorio Navale degli Stati Uniti e Mark
Carlotto, esperto in elaborazione dell'immagine, sono
convinti che le nuove foto del volto non ne inficiano
per nulla l'origine artificiale.
Anche secondo Stephen Basset, presidente del Paradigm
Research Group, queste foto non risolvono l'enigma: "se
vuoi capire cosa rappresenta un'immagine che da almeno
due milioni di anni subisce il logorio climatico e che
ha un diametro di quasi 2 km non puoi fotografarla da
vicino, perché in quel modo il volto invece di
comparire, scompare nel dettaglio".
Le nuove foto inoltre, secondo Hoagland e il suo Team,
il Mars Research, conterrebbero solo 80 delle 256 tonalità
di grigio esprimibili dal sistema fotografico della sonda,
di conseguenza due terzi dei dati risulterebbero mancanti.
E allora perché è stata divulgata una foto
di così scarso valore qualitativo nonostante le
grandi capacità di risoluzione delle fotocamere
in dotazione alla Surveyor?
A questo punto nei confronti della NASA vengono mosse,
da più parti, diverse accuse tra cui quella di
evitare la diffusione al pubblico delle reali informazioni
ricevute dal MGS e di quelle ricevute (?) dalle missioni
inviate successivamente ma ufficialmente fallite.
Ricordiamo infatti che le ultime due missioni della NASA
quelle del Climate Orbiter '98 e del Polar Lander '99
sono fallite. La prima perché ci fu confusione
tra le misure inglesi (piedi e libre) adottate dai tecnici
costruttori della Lockeed Martin Astronautics e quelle
metrico-decimali (metri e chili), normalmente in uso negli
Stati Uniti, con cui elabora i dati il Jet Propulsion
Laboratory. La seconda perché il computer di bordo
per errore spense il motore e la navicella si schiantò
al suolo.
Missioni ufficialmente fallite, ma in circostanze e modalità
quantomeno singolari
.
Stefano Attisani
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