Affacciati su quella che è la piazza più grande a Napoli,
Piazza Garibaldi, al centro della quale è posto
il monumento a Garibaldi, opera dello scultore fiorentino
Cesare Zocchi (1904), sullo sfondo dell'ampio spiazzo
c'è la Stazione Centrale, dalla lunga pensilina,
rifatta negli anni '60; si nota sul lato sinistro un
fabbricato di colore giallino che si distingue dagli
altri per le insegne luminose e per avere, a piano terra,
la sede di una nota banca cittadina. Moltissimi anni
fa, in un appartamento dei piani alti, vi abitava una
giovane vedova con figli. La donna viveva una vita di
stenti, senza chi provvedesse al suo sostentamento,
unica risorsa i pochi soldi di un lascito familiare
e le preghiere ai Santi protettori. La casa aveva però
un ospite occulto 'o munaciello, che stanco di tante
preghiere decise di darle una mano. Costei cominciò
a trovare soldi nei punti più impensati dell'appartamento.
Impressionata raccontò il fatto al fratello che da buon
napoletano corse subito a giocarsi i numeri al lotto:
soldi 14, meraviglia 15, fantasma 1. Prese un terno
secco su Napoli e con il ricavato della grossa vincita
acquistò un fabbricato sito a Corso Umberto, il Rettifilo,
dove ha attualmente sede la farmacia Cozzolino. Il fratello
della vedova adibì l'edificio ad albergo e lo diede
in gestione ad una conoscente che lo intitolò a Garibaldi;
i proventi che ne ricavò servirono al sostentamento
suo, della sorella e dei nipoti. Ma la storia non finisce
qui; colei che gestiva l'albergo, detta "La appartenuta
all'Eroe dei due Mondi Garibaldi" perché si diceva ricevesse
i clienti paludata nella bandiera del quale era grande
ammiratrice, aveva un gran cruccio: l'amatissimo figlio
soffriva di una malattia del cuoio capelluto che l'aveva
reso pressoché calvo. Vani gli sforzi ed i consulti
medici per porre riparo alla malattia, ma soprattutto
alla conseguente depressione che aveva spinto il figliolo
ad un tentativo di suicidio.
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