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Per farlo sfruttarono la Pasqua, quando il prefetto dalla sua residenza di Cesarea fece ritorno a Gerusalemme per svolgere la sua attività di giudice.
Al di là di come si sarebbe potuta motivare l'accusa nel dettaglio, essa sarebbe in ogni caso culminata nell'imputazione di Gesù, che sosteneva di essere il re dei Giudei.
Con il desiderio di Pilato di liberare l'innocente Gesù il processo avrebbe potuto concludersi ma proseguì come era logico aspettarsi visto la situazione politica del tempo.
Proviamo noi ora a chiederci se il processo avvenne davvero in pubblico, con il popolo a contatto diretto con Pilato: Senza dirlo esplicitamente Marco dà l'impressione che si tratti di un processo pubblico, e il suo resoconto è coerente con il fatto che un prefetto di norma amministrava la giustizia pubblicamente.
Quello che sappiamo con sicurezza è che il processo dal principio alla fine si svolse all'interno del pretorio.
I sommi sacerdoti, infatti, avevano evitato ogni scalpore ed erano favorevoli che il processo si svolgesse all'interno del pretorio stesso.
Erano, d'altro canto, certi di poter raggiungere il loro obiettivo grazie all'accusa politica; questa sommata al clima esplosivo di Gerusalemme nell'imminenza della Pasqua, consigliavano allo stesso Pilato di escludere il pubblico.
Ma l'immagine di Pilato, delineata dai Vangeli, corrisponde all'immagine fornitaci dalla tradizione non biblica? La Giudea, un territorio relativamente piccolo, di recente acquisizione, faceva parte di quel terzo gruppo delle province imperiali che non veniva amministrato da ex consoli o pretori provenienti dal ceto dei senatori, bensì da " praefecti" provenienti dal ceto dei cavalieri.
Un'iscrizione trovata nel 1961 a Cesarea, residenza del prefetto, conferma l'ipotesi che Pilato fosse con certezza un prefetto.
In Giudea, dove ogni politica aveva profonde valenze religiose, il rapporto tra prefetto e popolazione era molto difficile.
Nel caso di Ponzio Pilato, riporto un esempio per far comprendere la sua difficoltà a governare e ad imporsi con energia: egli intendeva costruire un'acquedotto ma i sacerdoti, che amministravano le casse del Tempio, si rifiutarono di versare una parte del denaro per questa opera pubblica!( BII, 175 - 77; AIXVIII,60 - 62).
La svolta nel processo a Gesù ci fa comprendere che dovette, ancora per una volta, capitolare davanti ad una coalizione fra aristocrazia sacerdotale e popolo.
Per onore della cronaca, si deve comunque dire che Pilato amministrò tale processo con molta correttezza e questo ci rimanda al dialogo fra lo stesso prefetto e Gesù: Pilato apre l'accusa chiedendo" sei tu il re dei Giudei?" l'Imputato risponde:" Tu lo dici!"
Questa risposta stringata è ambigua; può essere, infatti, una perifrasi di un succinto " Si" oppure lasciare aperta la risposta " Sei tu a formulare ipotesi sulla mia presunta regalità non io"


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